12 giugno 2006

Torna Alla Ribalta L'Autonomia Di Seborga

Riportiamo qui di seguito – per motivi di cronaca - una serie di articoli apparsi su alcuni quotidiani italiani, tutti originati da una nota di agenzia della ADNKRONOS del 7 giugno scorso, secondo la quale il Tribunale Internazionale dell’AJA avrebbe riconosciuto l’indipendenza di Seborga dall’Italia.
SeborgaPress, a differenza delle altre testate italiane, non ha voluto pubblicare la notizia, in quanto - pur non essendo una novita` dell’ultima ora come gli autori della nota volevano fare credere - la nota non era stata corredata del documento emanato dal tribunale (del quale in data odierna non si e` ancora visto traccia) e perche` la notizia era stata diffusa da una “cancelleria” che - a nostro avviso - non ha niente a che fare con il Principato di Seborga, ma bensi` con l’ufficio stampa della principessa Hohenstaufen.
Sarebbe stato ultile per il bene della verita` che gli autori della nota avessero diffuso anche il documento protocollare il questione. Attendiamo di vedere se cio` accadra`.
Su questa vicenda e` intervenuto anche S.A.S. Principe Giorgio I il quale (come lo si legge anche negli articoli) ha ricordato che tre anni fa la Corte Internazionale dell’Aja si era gia` espressa a favore dell’indipendenza di Seborga dall’Italia avvalorando ancor piu` le aspirazioni dei Seborghini per una futura e possibile autonomia dall’Italia.
(Renzo Colla/SeborgaPress)

Dagli articoli apparsi in questi giorni nei quotidiani italiani, pubblichiamo qui di seguito alcuni passaggi che riteniamo piu` significativi:

Da La Stampa del 9/6/06: Da anni Seborga rivendica la propria dignità di Stato appellandosi alla storia. Ieri, quando si è diffusa la notizia, diffusa dalla sedicente principessa Hohenstaufen, di riconoscimento dell'indipendenza da parte della Corte dell'Aja, si è risvegliato l'orgoglio seborghino negli abitanti del tranquillo paese che vive soprattutto di floricoltura.
Ma il principe Giorgio I, al secolo Giorgio Carbone, monarca eletto dal popolo per acclamazione, neppure una goccia di sangue blu, non si scompone: «Non è una novità: l'Aja aveva stabilito questo più di tre anni fa. Le basi per l'indipendenza ci sono, ma stiamo preparando tutte le strutture necessarie, dalla pensione all'assicurazione per gli abitanti. Saremo una piccola Montecarlo, ma migliore. Senza grandi lussi ed evitando gli errori commessi da altri in passato. Soprattutto, senza tasse».
Trecentotrentotto abitanti, un territorio con una superficie di cinque chilometri quadrati nell'entroterra di Bordighera. Il futuro di Seborga potrebbe essere quello di un nuovo paradiso fiscale. Ma cosa ne pensano gli abitanti? Ieri a Seborga si respirava un'atmosfera anglosassone, per il primo matrimonio di una coppia inglese celebrato dal sindaco Franco Fogliarini.
Sembrava di essere finiti in un film made in Great Britain, con i vestiti e i cappelli stile famiglia reale, anche se meno ricercati. Unico tocco di classe italiana la macchina con cui è arrivata la sposa: una Fiat 500 blu, la mitica Giardinetta del '73. Tra un bacio dei coniugi Pernel, Jannette e Darrel, e un lancio di riso, si commenta la notizia del giorno.
Il primo cittadino è diffidente: «Finora non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. L'Aja ha rapporti con gli Stati membri, compresa l'Italia: perchè non ne sappiamo nulla?».
Tra gli ospiti dell'insolito matrimonio, che ha visto come traduttore il consigliere più giovane di Seborga, eletto di recente, il ventenne Jason Lawrence Bonn, c'è anche don Marco Moraglia, 40 anni, di Sanremo, da quattro anni parroco del paese, nominato abate dal principe Giorgio I e suo erede spirituale: «Finchè non avremo notizie sull'attendibilità della notizia non mi esprimo, anche perchè le conseguenze sarebbero rilevanti, anche per la Chiesa, che approva l'operato del principe per l'indipendenza. Seborga diventerebbe sede episcopale e vescovile».
Poco distante dal Comune, nel vicolo, ha appena aperto il negozio d'arte di Maria Teresa Fontanesi, 40 anni, di Ivrea, scultrice: «Mi sono innamorata di Seborga in una visita: ero in cerca di un posto sano e tranquillo. Ho conosciuto soltanto dopo gli aspetti storici e mistici. Se diventasse uno Stato autonomo sarebbe fantastico».
Il ristorante dei Cavalieri, in piazza, intrattiene alcuni inglesi in attesa degli sposi. Qui Simone Ceravolo, 26 anni, di Alghero, ma abitante a Seborga, commenta così l'eventuale secessione» di Seborga dall'Italia: «In quel caso prenderei di corsa la residenza. Non perderei tempo». (Daniela Borghi)

Da La Stampa del 10/6/06: (...) Precisa il principe: «Questa sentenza risale a oltre tre anni fa. Si vede che ora qualcuno ha chiesto una copia del documento e hanno risposto. In passato avevamo chiesto all'Aja di sancire che Seborga è uno Stato a sè stante, non è italiano».
Perchè non è cambiato nulla in questi tre anni? «Ci stiamo organizzando, e non è una cosa da poco. Quando saranno pronte le strutture, potremo iniziare. Sono in corso le pratiche per pensione, casa malattia, assicurazioni. Sono in svolgimento, non è così facile».
Lei è quindi tornato in piena carica, dopo un periodo di vacanza sembra rigenerato, combattivo e agguerrito più che mai. «Non ditemi niente: arrivo da Parigi e parto per Roma, sempre per questo obiettivo. Non mi fermo mai. Penso che ormai siamo vicini alla meta: qualche mese manca sicuramente, poi vedremo. C'è sempre qualche inghippo, perchè noi stiamo studiando un sistema assicurativo che sarà seguito nel resto dell'Europa. L'Olanda sta già iniziando a prendere il nostro esempio. Non posso dire oltre, ma può darsi che domani parta tutto».
Che fine farà il Consiglio comunale? Sarà cacciato? «Il termine non è esatto, ma vedremo. E' ovvio che non esisterà più» (...) E don Marco, il parroco? Come cambierà la sua posizione a Seborga? «Per adesso è cappellano dei nostri cavalieri, e quindi ufficializzato in quanto abate. Seborga è uno jus diocesis, quindi diventerà una diocesi».
Diventerà una piccola Montecarlo? «Penso che sarà un po’ meglio come struttura, senza grandi lussi e grandi onori, però uno stato di diritto più moderno, perchè abbiamo la fortuna di conoscere gli errori fatti dagli altri e quindi di non commetterli. Questo è un vantaggio».
Quale sarà il principale vantaggio per i seborghini? «Nessuna tassa: è già scritto sul libro delle regole. Non ce ne sarà bisogno». Come vi finanzierete? «Le strutture economiche, le società e altro, possono mantenere benissimo uno Stato, se fatto con intelligenza e con criterio. Non c'è bisogno che il cittadino debba sborsare per pagare gli errori che fanno gli altri, perchè purtroppo negli Stati i cittadini continuano a pagare errori commessi dai ministri». (Daniela Borghi)

Da Il Corriere della Sera del 12/6/06: «Noi siamo tutti con il principe Giorgio» dice Liliana, mentre serve il pane nel negozio di commestibili, alle spalle un ritratto del principe, fascia azzurra e barbona nera. Seborga, trecentoventi anime nell’entroterra di Bordighera, è teatro di una lotta dinastica.
La principessa Yasmine von Hoenstaufen, che si dichiara discendente di Federico II, rivendica la sovranità del borgo quale «avamposto del principato di Gerusalemme». Adesso, ultimo colpo di scena, la principessa ha scritto al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, perché, spiega in una nota, «Seborga torni allo Stato italiano, a patto che non sia più consentito da parte di usurpatori di manipolare la storia del Sacro Sito del Santo Sepolcro».
«La principessa - conferma la figlia Kathrin Hoenstaufen - ha voluto compiere un atto di generosità, perché non è un’avventuriera, non ha mai preso un ago da nessuno. Un vero nobile dà e non prende».
Ma Seborga non ci sta. «Questa tizia non può dare a nessuno quello che non è suo», dice il principe Giorgio... Dietro a questo tira e molla fra principesse e principi-contadini sta un pronunciamento della Corte dell’Aia di cui però nessuno è in grado di fornire prova.
«L’Aia ci dà ragione, afferma che Seborga non è italiana perché non esiste alcun documento di annessione ai Savoia», tuona il ministro degli Esteri, Walter Ferrari, mentre nella sua veste di ristoratore amministra il rito dell’altro principe della zona, il coniglio, servito al forno con olive e pinoli. (...)
«Appena sarà convocata la nuova giunta, chiederemo questo documento dell’Aia» dice Gustavo Ottolenghi, storico di Seborga, appena eletto nelle ultime amministrative di maggio, che hanno visto la conferma del sindaco Franco Fogliarini. Comune e Principato, dopo anni burrascosi, convivono magnificamente, anche perché in un paese di 320 abitanti sarebbe difficile il contrario, il sindaco è il figlioccio del principe Giorgio e il ministro degli Esteri è il cugino.
La pace è stata siglata da tempo sulla base del successo turistico. Seborga rischiava di diventare un paese fantasma, ma la «rinascita» del principato, grazie al vulcanico Giorgio I, sulla base del fatto che la vendita nel 1748 del territorio già degli abati cisterciensi ai Savoia non sarebbe mai stata ratificata, ha cambiato la storia.
È arrivato il business. Il principato batte moneta, il luigino, stampa francobolli con l’effigie di Sua Altezza, ha una bandiera con croce bianca su campo azzurro e targhe personalizzate in vendita nei negozi di souvenir. Gli inglesi amano Seborga, la Bbc ha intervistato il principe Giorgio e il Times, dando notizia della sua intenzione di abdicare, ha suggerito come successore Noel Gallagher, leader degli Oasis.
Ma Giorgio I non è pronto a lasciare, anzi, pensa in grande: «Sono stato a Roma - dice - per vedere se con un’assicurazione collettiva riusciamo a sistemare la questione dell’assistenza sanitaria e della pensione e, allora, sì, che diventiamo indipendenti». (Erika Dellacasa)